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SAN SEBASTIAN 2024 New Directors

Recensione: La llegada del hijo

di 

- Il secondo film di Cecilia Atán e Valeria Pivato si aggiunge alla schiera di titoli che con forza e coraggio mettono in discussione l'indiscutibile felicità che l'essere madre dovrebbe comportare

Recensione: La llegada del hijo
Maricel Álvarez in La llegada del hijo

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, film scritto e diretto da Cecilia Atán e Valeria Pivato, è stato presentato in anteprima mondiale nel concorso New Directors del 72mo Festival di San Sebastian. È la seconda volta che le due registe argentine partecipano a questo evento con un'opera congiunta, visto che il loro primo film, La novia del desierto, era stato proiettato in Horizontes Latinos dopo il passaggio a Cannes 2017 nella sezione Un Certain Regard.

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Questa nuova storia, dalla forte carica psicologica e dalla potenza visiva, vede protagonisti Maricel Álvarez (vista in Biutiful [+leggi anche:
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e che ieri a questo evento ha letto parte di un manifesto a sostegno del cinema del suo Paese, in crisi a causa delle misure governative), Angelo Mutti Spinetta, che interpreta il figlio problematico, Cristina Banegas, nel ruolo della severa e ricca madre del personaggio principale, e l'attrice spagnola Greta Fernández (che nello stesso festival ha vinto la Conchiglia d'Argento come miglior attrice per il suo lavoro in La hija de un ladrón [+leggi anche:
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), che interpreta l'insegnante di nuoto del ragazzo.

Questo film parla di famiglie, silenzi, repressione e maternità, e si basa su dettagli, suggestioni e luoghi tanto belli quanto drammatici, che costruiscono lo stato emotivo non solo della protagonista, ma dell'intero film. Il film racconta di come Sofia, in segreto lutto, debba accogliere a casa il figlio, tornato dopo anni dietro le sbarre. Questa riunione sarà l'occasione per entrambi di superare l'invalicabile distanza che li separa dall'evento che ha portato all’incarceramento del ragazzo.

Con un doloroso tono di mistero che aleggia per tutto il film, svelando lentamente i terribili segreti nascosti dai personaggi di questo dramma, La llegada del hijo – come … e ora parliamo di Kevin [+leggi anche:
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, ma senza arrivare ai suoi estremi kamikaze – parla di una maternità terrificante, delle catene che a volte genera e delle dipendenze che si instaurano anche tra madre e figli. A questo va aggiunto un certo sentore di incesto, visto che l'attrice centrale ricorda anche un po' Jill Clayburgh in La luna di Bernardo Bertolucci, altro film sui legami sentimentali esagerati.

Inoltre, La llegada del hijo ritrae una classe sociale che materialmente ha tutto, ma che manca di flessibilità mentale. Mostra in dettaglio come la dominazione tra i membri di una famiglia si normalizzi pericolosamente e come l'omofobia possa provocare una repressione dolorosa, castrante e vergognosa. Ma soprattutto mostra come il sogno dorato della maternità possa trasformarsi in un incubo angosciante: lo esprime bene una delle frasi che si possono ascoltare in questo interessante e toccante lungometraggio, quando la protagonista vede per la prima volta il suo bambino, appena uscito dal suo corpo: “Ho provato gioia e orrore allo stesso tempo”.

La llegada del hijo è una coproduzione ispano-argentina di Setembro Cine, Tarea Fina e Tandem Films. Le vendite internazionali sono curate dall'agenzia statunitense Visit Films.

(Tradotto dallo spagnolo)

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